Istruzioni per rendersi infelici
Istruzioni per rendersi infelici. Un titolo che mi ha sempre incuriosito, anche dopo aver letto il libro. Credo sia dovuto all’idea che si nasconde dietro, qualcosa di ironico e pungente che affascina e incuriosisce. Del resto la scrittura di Paul Watzlawick è così, lo è sempre stata, è una scrittura che dice una cosa ma spesso sembra che dica il contrario, insomma utilizza l’ironia per mettere il lettore davanti al concreto. In questo caso alla felicità, questa sconosciuta.
Quante volte abbiamo ricercato la felicità, quante volte ci è sembrato di raggiungerla, quante volte abbiamo avuto la sensazione di essere lontani anni luce da lei. Che poi quanto sarà vero questo mito della ricerca della felicità? Io non posso certo parlarne, a volte mi sembra di averla a portata di mano, altre credo sia un’utopia, ma posso seguire quello che dice Watzlawick senza troppa fatica. Che poi sia utile per tutti, questa è un’altra storia.
Insomma, chi di voi non ha mai pensato una cosa che poi si è avverata, mah sì, quelle per niente simpatiche profezie che si realizzano da sé e chi qualche volta nella vita non ha pensato “chi mi ama ha qualcosa che non va”? Tutti pezzi di un pensiero che in Istruzioni per rendersi infelici si affrontano perché sono strani quanto spontanei, complicati quanto frequenti. Sono qualcosa che ci accomuna, che ci lega perché tutti quando siamo lontani dalla felicità ci poniamo domande. Beh forse anche quando siamo felici.
Questo è il libro perfetto per voi se non avete trovato soluzioni nel caos di concetti e idee, se non avete trovato la ricetta della felicità che fa per voi (perché… c’è?), se non credete più ai consigli che tutti vi ripetono come se fossero guru di chissà quale nuova filosofia di vita. Le poche pagine di Istruzioni per rendersi infelici – poco più di un centinaio – vi daranno modo di vedere la situazione da un’altra angolazione, di non credere che la vostra sia una condizione patologica, riusciranno a farvi capire che spesso un semplice libro può farvi cambiare idea, può farvi sentire più leggeri. Un po’ come l’idea che c’è dietro al libro del lunedì!
Del resto, non è sempre questione di punti di vista?