Nereia ci racconta il suo LibrAngolo acuto
Ho conosciuto Irene Daino quando ancora credevo che il suo nome fosse Nereia, il nickname con il quale si presenta su LibrAngolo acuto, il suo blog. Irene parla di libri, fa recensioni, è entrata nell’universo delle parole e lo fa con disinvoltura usando un modo di raccontare che colpisce e attira il lettore. Mi sono soffermata sui post di LibrAngolo acuto e ho deciso di contattarla per farmi dire qualcosa in più su di lei perché mi piacciono le persone curiose, quelle che della letteratura afferrano il significato più profondo, quello che va ben oltre la semplice trama. “Faccio una premessa: sono un po’ logorroica…” inizia così la mia chiacchierata con Irene.
Dio benedica l’usato e i mercatini, oltre ai libri, s’intende. Credo tu sia d’accordo, sbaglio?
Decisamente sì, sono tutte cose per le quali nutro una fortissima dipendenza. Credo che i libri usati siano la cosa più bella che il mondo potesse regalare a un lettore. Più che il libro in sé, in verità, mi piace l’atto di cercare tra i libri usati quello che ho tanto desiderato. L’emozione che si prova quando si entra in possesso proprio di quell’edizione che si cercava, magari fuori catalogo da chissà quanto, è indescrivibile. I mercatini, poi, di libri e non – ma se sono di libri è meglio – hanno un certo fascino su di me. Qualcosa di incontrollabile, non so come dire. Se intravedo un mercatino dal finestrino dell’autobus (a Roma ogni tanto succede di incrociarne qualcuno per strada), controllo sempre l’orologio. Se ho anche solo un paio di minuti, scendo di corsa per andare a impicciarmi. Sì, sì, proprio impicciarmi. Sto lì e metto il naso ovunque, anche tra i banchetti che vendono oggetti che non mi interessano in particolar modo. Poi magari non compro nulla, però il solo fatto di aver passeggiato tra le bancarelle mi fa entrare in pace col mondo.
E il caffè…?
Il caffè è la bevanda più buona che io conosca, oltre alla birra, sia chiaro. Berrei caffè di continuo, ma cerco di fermarmi a un massimo di sei al giorno. Tra poco è estate e sarà, finalmente, tempo anche del gelato al caffè!
Com’è nato LibrAngolo acuto?
Il mio blog è nato più per gioco che per altro. Mi piacerebbe avere una motivazione vera, di quelle filosofiche e profonde, una motivazione che risponde a un bisogno fisico di esprimersi o comunicare qualcosa di importante al resto del mondo. E invece no. Conoscevo, di fama, altri blogger che seguivo con molto piacere. Un giorno mi sono semplicemente detta che avrei potuto metterne su uno io, di blog. Non ero molto fiduciosa, devo essere onesta; non credevo di avere qualcosa in più rispetto a tutti gli altri blog che esistevano già, ma volevo provarci comunque. Sono passati quasi 4 anni ormai, ma mi stupisco ancora che qualcuno mi legga, trovando interessante o divertente ciò che scrivo. Mi stupisco come fossero passati solo un paio di mesi, come se i quattro anni di attività fossero ancora un miraggio. Mi rendo conto, invece, che è un bel traguardo e che, se nel 2011 mi avessero chiesto: “Scriverai ancora su questo blog tra quattro anni?”, avrei risposto che no, probabilmente non avrei resistito così tanto.
Acuto come chi legge, acuto come chi osserva. Osservare è una prerogativa del lettore?
Non ci ho mai pensato veramente… verrebbe da pensare che osservare sia una prerogativa esclusiva dello scrittore ma, adesso che mi fai riflettere, lo è anche di un determinato tipo di lettore. Certamente lo è del cosiddetto lettore forte, soprattutto di quello attento, di quello che non si fa ingannare solo dal successo di massa o dalla fama di uno scrittore. Di quello che indaga e scova bei romanzi sconosciuti ai più, libri fuori catalogo, piccole e promettenti case editrici.
Cosa rispondi a chi dice che la letteratura è morta?
La letteratura non è affatto morta, è solo cambiata. Come tutto del resto, ed è normale che sia così. Quelli che per noi adesso sono classici, un tempo erano contemporanei. I nostri contemporanei, non tutti ovviamente, un giorno verranno considerati classici da qualcuno. Certo, non nego che fa strano pensare che, un giorno, all’interno dei libri di letteratura italiana ci saranno brani tratti dai libri di Dacia Maraini o Umberto Eco, ma in fondo mi domando “perché non dovrebbero esserci?”. Chissà se la Austen era consapevole, durante la stesura di Ragione e Sentimento, che sarebbe stata letta e studiata nelle scuole. Io non credo.
Se fossimo rimasti con i classici libri di carta, senza doverci adeguare agli ebook, sarebbe stato così terribile?
No, forse no. Ma non trovo terribile nemmeno la loro esistenza. Leggo sia libri cartacei che ebook, alternando tranquillamente il dispositivo moderno al dispositivo classico, senza che questo mi causi alcun problema. Trovo che l’ereader sia comodo, in particolare per chi ha problemi di spazio, per chi viaggia molto o per chi, come me, legge sui mezzi pubblici. Non sempre la quantità di gente sull’autobus e il formato del libro, compreso il suo peso specifico, vanno d’accordo senza causare problemi.
L’autore che vorresti portarti sul comodino a mo’ di santino? Beh, sì, uno che parla per te, che dice le cose che pensi… ce n’è sempre uno per i lettori accaniti.
Solo uno? Queste sono domande difficili, e un po’ cattive, per gli indecisi come me. Direi Charlotte Brontë, a costo di risultare forse un po’ banale e scontata. Accanto a lei, però, posizionerei anche John Fante, Boris Vian e David Nicholls perché ognuno di loro, in momenti diversi della mia vita, mi ha insegnato qualcosa. Devo molto al linguaggio diretto di Fante, alle surreali descrizioni di Vian, ai dialoghi di Nicholls; ognuno di loro, con le loro peculiarità, ha caratterizzato determinati periodi della mia vita. Sul podio, però, resta la mia amata Charlotte.
Hai una pagina Facebook che aggiorni spesso e che è molto seguita. Il tuo rapporto con i social e – tra le righe – dove ti possiamo trovare?
Ho uno strano rapporto con i social; il mio account personale su Facebook viene aggiornato di rado e mi disinteresso bellamente di ciò che succede a chi ho tra gli amici. La mia timeline è più un susseguirsi di notizie condivise da altri blogger e da case editrici. Di contro, invece, mi piace interagire non solo sulla pagina dedicata al mio blog, ma anche – e soprattutto, lo ammetto – sulle pagine di altri blogger a cui sono particolarmente affezionata. Dato che sono logorroica anche quando scrivo, devo scrivere un po’ dovunque. Questo è il motivo per cui utilizzo anche twitter con il profilo legato al blog che, però, è un po’ un connubio tra il mio account personale e quello di Nereia. Potete infastidirmi sulla pagina Facebook dedicata al blog, su Twitter , su Instagram e, se proprio vi va, potete sbirciare tra i miei scaffali di Anobii e Goodreads.