Il rosso vivo del rabarbaro

il rosso vivo del rabarbaro

Il rosso vivo del rabarbaro mi ha colpito per il suo titolo, ma parlarne non era nei piani, come non era nei piani leggerlo. Me lo ha consigliato un’amica al mare perché conosce la mia passione per i libri. Non credo di aver impiegato più di due giorni per finirlo, ne sono rimasta piacevolmente stupita.   

Il rosso vivo del rabarbaro è la storia di Agustina, una ragazza intelligente, tenace e costretta a utilizzare delle stampelle per camminare, conseguenza che le ha lasciato l’essere venuta al mondo sul sedile posteriore di un’auto in una notte in cui tutto sarebbe potuto succedere. Un caso, una coincidenza che si porta dietro con forza, a testa alta, come se niente fosse mai accaduto.

Agustina ascolta e canta gli Skiantos, ha una singolare idea delle cose che le capitano, ha una capacità particolare di interpretare i numeri, ha un carattere forte e sogna di scalare la montagna, quella montagna vicino al villaggio alta ottocentoquarantaquattro metri. Agustina non ha il padre, e la madre, con la quale si scrive lettere, è un’ornitologa sempre in giro per il mondo. Ecco perché la protagonista vive con Nina, un’amica di famiglia, sulla collina in una casa color salmone.

il rosso vivo del rabarbaro

Lo stile con cui l’autrice racconta la storia di questo piccolo villaggio islandese sul mare è piacevole, coinvolgente. A tratti si ha la sensazione di vivere quelle vicende, di conoscere Agustina e tutti gli altri protagonisti della storia: Nina, Salomon, Vermundur, ognuno prezioso per la narrazione. Tutto avviene sullo sfondo dei campi di rabarbaro che la ragazzina ama da sempre perché sa di essere stata concepita proprio lì.

“O forse no, forse è proprio il momento giusto per tentare il miracolo, così ancora calda di letto, con ancora qualche scampolo di sogno negli occhi”          

Non conoscevo Audur Ava Olafsdattir, non conoscevo il suo delicato modo di raccontare la vita, le vicende e i pensieri di un piccolo villaggio e sono felice di averlo fatto con questo libro che, in realtà, riprende il suo primo romanzo del 1998 non ancora tradotto in italiano.     

Il rosso vivo del rabarbaro (Einaudi) piacerà al lettore che ama la leggerezza di una bella storia e stupirsi ancora delle piccole cose, proprio come cerco di fare qui in Pausa Moka.          

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