L’Artusi: il libro più letto sulla cucina italiana
So che l’Artusi non sia propriamente un libro da recensire. Non ha foto, non ha trama, non ha personaggi, ma ha sicuramente alle spalle una grande storia. E’ senza dubbio Il libro più letto sulla cucina italiana, non ci sono modi più chiari per definirlo.
Non essendo un blog in cui si parla di food, vi starete chiedendo perché oggi abbia deciso di raccontarvi qualcosa sull’Artusi dedicandogli lo spazio del libro del lunedì. Beh, semplicemente perché cercando un titolo nella libreria di casa ho trovato per caso lui, questo libretto di mio nonno un po’ acciaccato datato 1960. Un’edizione neanche delle più vecchie, se si pensa che la prima pubblicazione risale al 1891, eppure per me è stata una scoperta fantastica. Avere tra le mani un libro di oltre 60 anni è qualcosa di strano, è emozionante, ma può capirlo soltanto chi vive in simbiosi con la lettura o con un’altra grandissima passione.
“Con questo manuale pratico basta si sappia tener un mestolo in mano, che qualche cosa si annaspa”
L’Artusi – il cui titolo preciso sarebbe La scienza in cucina e l’arte di saper mangiare bene – affascina il lettore perché non riporta ricette così come siamo abituati a leggerle nei libri di cucina che troviamo oggi nelle librerie. Lo fa narrando, aggiungendo dettagli curiosi di come quelle ricette sono nate. Del resto l’autore, Pellegrino Artusi, era un uomo di cultura che delle parole aveva fatto uno stile di vita oltre che una professione. Nato a Forlimpopoli nel 1820, ha dedicato tutta la sua vita alla cucina e alla lingua italiana diventando scrittore e critico letterario.
A differenza di quanto si creda, la prima edizione del manuale (che Artusi autofinanziò con 200 lire!) non ebbe subito il successo sperato, ma bastarono pochi altri anni per farlo diventare il capolavoro della cucina italiana, ancora oggi in stampa dopo oltre cent’anni e la traduzione in numerose lingue.
Per anni ho osservato l’Artusi, lì fermo sullo scaffale a prendere polvere. Spesso mia madre mi diceva di leggerlo, di curiosare dentro perché “tu che ami i libri non puoi non conoscere un capolavoro del genere“. Ogni giorno le ricordo che aveva ragione. Lei sorride e io la seguo, perché quando cresci capisci l’importanza di tante cose che prima credevi inutili, scontate. Questo libro è ironico, ti mette di fronte alla storia d’Italia a tavola, grazie a spunti che l’autore ci regala, spunti nati dai suoi moltissimi viaggi in giro per il mondo. A colpire di queste ricette è sì, il modo da seguire per prepararle, ma è soprattutto la scrittura, la spiegazione, se vogliamo, casalinga utilizzata da Artusi. La semplicità e la verità sono le chiavi di lettura per trovare questo testo ironico e interessante prima ancora di ritenerlo prezioso per la vostra tavola!
“La cucina è una bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma dà anche piacere, perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà, provate compiacimento e cantate vittoria”
Negli anni alcune case editrici hanno tentato di metterci mano, tagliando ricette e revisionando gli aneddoti, senza avere grande successo. Togliere l’essenza di un libro, il carattere del suo autore non è mai la scelta vincente, la storia insegna, così come i libri.