Suite francese: la scrittura di Irene Nemirovsky

Una storia triste e piena di speranza

Suite francese, non avrei mai immaginato che mi prendesse in questo modo. Non esagero no, non lo avrei mai immaginato perché tutto ciò che riguarda la guerra, la sofferenza e le immagini di dolore mi crea sensazioni spiacevoli. Questo non perché io sia un animo puro, semplicemente perché i libri devono rendere la mia giornata migliore, non farmi pensare a cose tristi. I libri per me sono un’evasione. Credo sia una forma di protezione verso me stessa. Magari anche malsana, ma è così. La storia purtroppo l’abbiamo studiata molto sui libri durante la scuola e l’università.

Ve ne parlo qui, davanti a un caffè proprio perché vorrei condividere con voi quelle sensazioni. 

suite francese

Conosci ciò che è accaduto perché hai studiato la storia e proprio da quelle testimonianze hai capito quanto possa essere cattivo e perverso l’animo umano, dicevo.

Detto questo, probabilmente ho amato Suite francese ancora prima di avventurarmi tra le sue pagine. Conoscevo Irene Némirovsky da semplice appassionata di libri, ma non nel profondo della sua scrittura. Un giorno, motivi professionali, mi hanno portato a dover fare i conti con questa autrice che purtroppo la shoa si è portata via troppo presto.

Mi sono appassionata alla sua storia dura e triste. Nonostante la sofferenza sono voluta restare lì, a scoprire ogni dettaglio di quello che lei ha regalato alla letteratura mondiale e che la storia mondiale le ha sottratto.

“Non posso sopportare questo disordine, queste esplosioni di odio, lo spettacolo ripugnante della guerra. Me ne andrà in campagna, in un posto tranquillo. Vivrò con i pochi soldi che mi restano, aspettando che gli uomini riconquistino il senno”   

Di Suite francese resta in bocca l’amaro perché sai che quei personaggi, che quelle storie concluse a metà avrebbero dovuto avere un seguito, ma insieme all’autrice quel 13 luglio 1942 i gendarmi francesi e le SS poi, portano via anche tutto ciò che la sua creatività doveva ancora regalarci.

In questo libro – pubblicato postumo grazie alla figlia Denise che dal baule dove giaceva lo ha inviato all’Institute Mémoire de l’Edition Conteporaine – si respira la sofferenza, la consapevolezza di quanto la guerra sia dilaniante, devastante. I protagonisti delle due parti che lo compongono (Tempo di giugno e Dolce) sono famiglie, amanti, colleghi che da Parigi dove stanno per entrare i tedeschi scappano nei paesi e nelle città vicine per sfuggire all’esercito. Insieme ai Pericand, ai Michaud, alle Angelier, ci sono i soldati tedeschi, quelli senza remore, ben convinti di ciò che stanno facendo e quelli che sognano di poter tornare a casa, alla propria vita invece di dover combattere per ideali di altri.

C’è l’amore in Suite francese, c’è quello tra francesi e quello tra donne francesi e soldati tedeschi che esiste nonostante venga represso; c’è la speranza; c’è la storia; c’è l’inizio, ma non la fine.

“In nessun altro luogo sarebbe stato altrettanto facile dimenticare il mondo. Senza posta né giornali, l’unico legame con il resto dell’universo era la radio, ma ai contadini avevano detto che i tedeschi avrebbero sequestrato gli apparecchi e loro li avevano nascosti nei fienili, nei vecchi armadi, o sotterrati in campagna insieme ai fucili da caccia che non erano stati consegnati al momento della requisizione”      

E’ un libro passionale come pochi sanno essere perché i suoi personaggi sono reali, sono veri. La scrittura di Irene Némirovsky, caratterizzata dal tono lirico, dalla capacità di trasmettere sensazioni attraverso gli aggettivi, dalla voce diretta e ricca, lascia nel lettore una strana sensazione che potrebbe essere descritta come un limbo tra la sofferenza per ciò che accade e la serenità di poter leggere parole che in fondo, a loro modo, lasciano speranza.

Consigliare Suite francese è semplice, banale. Penso che tutti almeno una volta nella vita (gli appassionati non resisteranno a farlo una sola volta) dovrebbero leggerlo per entrare dentro a quelle vicende attraverso la voce di chi le ha vissute davvero sì, ma anche per capire quanto la letteratura possa trasmettere sensazioni coinvolgenti e sconvolgenti che non saranno mai uguali per tutti perché ognuno vive la lettura interiorizzandola a suo modo. Ed è proprio questa la forza invadente della lettura.                              

 

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