Reboot 8092

È difficile parlare di Reboot 8092 senza svelare tutto quello che nasconde, che descrive, quindi la sua trama. Non è così per tutti i libri, su questo c’è poco a discutere. Forse il motivo è dato dal suo genere: la fantascienza. Non fatevi prendere da pensieri strani perché si tratta di un libro leggibile da tutti, compresa da me che ho sempre lasciato le opere di fantascienza sugli scaffali delle librerie. 

La storia a quattro mani di Daniele Salvato e Andrea Formichini è un viaggio negli abissi della coscienza, raccontato in prima persona da una sonda automatica realizzata da una civiltà avanzata per viaggiare nell’universo alla ricerca di vita ed è proprio per questo che viene lanciata nelle profondità interstellari. La sonda lotta per la sopravvivenza da 10 milioni di anni ed è lontana da casa 4mila anni luce. Se si pensa che è anche dotata di intelligenza artificiale e che riesce a descrivere le sue emozioni, viene quasi da stare in pena per lei. Non in senso astratto, in senso reale, vero, concreto.

 

“Non posso farne a meno, la mia esistenza è fatta di questo giogo cronico che mi accompagnerà fino alla fine dei miei giorni, rituale e ossessivo nel suo andare e venire, come onde di turbamento che bagnano la riva del mio Io interiore, punto focale della mia realtà”

 

In Reboot 8092 si percepisce un certo pathos ed è abbastanza bizzarro se ricordiamo che si tratta di un romanzo fantascientifico. Qui si parla dell’universo che viene esplorato dalla sonda, di cui non conosciamo il nome, ma è come se l’esploratore fosse uno di noi. Non solo per lo stile fluido che hanno scelto gli autori, ma anche per la descrizione minuziosa ed empatica che la sonda regala al lettore. Colpisce la sua esternazione quasi umana quando, proprio nelle prime pagine, si legge che ha paura di poter non esistere più, di essere dimenticata da tutti o quando più avanti ci confessa di riuscire a percepire cose che non possono essere spiegate razionalmente. E qui emerge il contrasto tra il mondo della fantascienza e il mondo emozionale, contrasto che in questo caso riesce quasi a essere annullato.

Una sonda che si pone domande sul cosmo e sulla sua esistenza, per questo incuriosisce, coinvolge e quasi emoziona chi segue la sua storia decisamente originale.

Curiosa la scelta dei due autori livornesi di intervallare la narrazione con stand by obbligatori, considerando che si tratta della “voce” di una sonda e che quindi tutto dipende dai suoi movimenti.

Credo che Reboot 8092 sia un libro che appassionerà senza sforzo il lettore che ama le storie di fantascienza, così come quello che predilige storie più emozionali. Non per caso si trova qui in Pausa Moka. Questa storia, infatti, fonde entrambi i generi. Si tratta di oltre 140 pagine di racconti coinvolgenti e interessanti, narrati con uno stile semplice e comprensibile anche a chi con galassie, ibernazione e sistemi operativi non ha così tanta dimestichezza.

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