Servizi editoriali: 5 domande che chi scrive su commissione si sente fare
Parlare di servizi editoriali crea sempre grande confusione. Che lavoro faccia se passate da queste parti lo sapete, quindi non mi ripeto. Proprio ieri stavo pensando a tutti i clienti che conosco ogni giorno e anche in questo caso credo che di regolare non ci sia veramente nessuno. Io sono la prima a non sapere dove stia di casa la regolarità, probabilmente è il motivo che mi ha portato scrivere su commissione.
Come tutte le professioni, anche quelle che riguardano i servizi editoriali subiscono sempre delle storpiature, quasi sempre date dal fatto che chi si rivolge a noi non ha minimamente idea di cosa faccia un ghostwriter così come un copywriter o un editor. Solitamente i clienti ci vedono come delle figure indefinite che campano di aria, nel senso che non chiediamo compensi o, magari, semplicemente il costo di un caffè. Ma sarebbe troppo lunga da spiegare, quindi passo.
Dicevo.
In questi anni ho sentito parecchie frasi e domande bizzarre. Mi piaceva l’idea di condividerle con voi e strapparvi un sorriso, proprio come sono riuscite a fare con me.
Ecco qui le 5 domande assurde che chi scrive su commissione si sente fare.
- Ah, ma… ti devo pagare? In questo caso la risposta a caldo potrebbe essere “no, io campo ad aria e mi diverto a impiegare il tempo davanti al pc correggendo gli errori orrendi che tu sicuramente avrai fatto, solo perché mi diverto così. Ora, il fatto che la passione ci sia e sia parecchia ok, ma non dovrebbero approfittarsene. Poi a freddo e con il sorriso dici: “sì, è il mio lavoro”
- Va beh, tanto poi mi fai lo sconto. Sì, certo, perché io vendo cocomeri non offro servizi editoriali.
- Sai, ho chiamato te perché non ho tempo, se no me lo scriverei da solo/a. L’importante è avere e idee. Sì, certo. Uno studia una vita, fa corsi spendendo stipendi di mesi e mesi per una cosa che si può fare soltanto grazie alle idee. La grammatica italiana è un optional. Poi, sì, la creatività è fondamentale, ma anche conoscere giusto un po’ l’italiano non gusterebbe.
- Allora, io non ho ancora deciso come imbastire la storia, ma ci sentiamo, le do il sunto di quello che voglio scrivere così mi fa vedere come la farebbe e io poi decido. Sì, di solito questa formula è giusta. Io ti do un esempio di lavoro già fatto e se ti piace come scrivo collaboriamo. Ok, ma non deve essere un tuo diktat, lo decidiamo insieme.
- Ghostwriter nel senso che scrivi di fantasmi? Giuro non è uno scherzo. Mi sono sentita dire questa frase, tra l’altro da una persona che nella vita è giornalista. E qui posso anche chiudere.
Dopo questa carrellata di frasi che io trovo geniali, posso concludere dicendo che la passione ti spinge a fare questo lavoro correggendo e scrivendo spesso di notte e che, alla fine dei conti, andiamo sempre in contro alle esigenze del cliente perché la passione, nel bene o nel male, ti porta esattamente a questo!