Zero: Marco Corbi
Io non ho un buon rapporto con le poesie, forse facciamo parte di due pensieri distanti. Eppure Zero di Marco Corbi l’ho letto tutto in una sera. Sto parlando di una raccolta di poesie, un universo di linguaggi diversi racchiuso in poche pagine.
Le raccolte di poesie sono spesso libri piccoli, brevi, proprio perché la poesia di per sé è asciutta, diretta. Insomma, la poesia la ami o la odi, non ci sono mai vie di fuga. Non sono molti i libri di questo genere di cui ho parlato volentieri perché mi hanno trasmesso qualcosa. Zero invece lo ha fatto, ecco perché sono qui come ogni lunedì a consigliarvelo.
Zero (MdS editore) è un misto di linguaggi in cui la copertina, il titolo e qualche poesia ci fanno pensare che a fare da protagonista sia la matematica, in cui si mettono in un unico quadro punti di vista differenti e temi che non hanno, apparentemente, niente in comune. Credo che la forza di questa raccolta – la prima dello scrittore livornese classe 1968 – sia proprio il suo essere variegata, di ampio respiro, ricca di spunti su cui riflettere o, in ogni caso, dai quali lasciarsi affascinare. La poesia è fascino, per me lo è sempre stata, nonostante il nostro rapporto catulliano di amore e odio. Leggendo Zero sarete trasportati in un mondo fatto di parole e pensieri, di temi e stili che permette al lettore di aprirsi su punti di vista diversi.
Da 41 Warwick Road a Palpebre, da La principessa e l’arciere a 12, Rue de Boulainvilliers... i titoli delle poesie di Marco Corbi non sono convenzionali, incuriosiscono e colpiscono proprio per il loro essere diversi. Mi ha affascinato quel linguaggio, asciutto, diretto, senza ornamenti inutili, senza descrizioni prive di leggerezza. Zero si interpreta, si legge con disinvoltura perché scorre e affascina.
Se siete curiosi di conoscere dettagli in più su questo libro e sul suo autore, non perdete l’intervista davanti a un caffè proprio con Marco Corbi, tra qualche giorno qui su Mokateller.