Chiara Ferri. La vita di un’educatrice cinofila

Foto di Silvia Tampucci.

Conosco Chiara Ferri, educatrice cinofila da un po’ di anni, quando insieme abbiamo fatto un’esperienza lavorativa di quelle che ti formano. Ho realizzato questa intervista più di un anno fa, ma mi sembrava interessante riproporla proprio per far conoscere ancora una volta i giovani che ce la mettono tutta, quelli che si rimboccano le maniche ogni giorno per afferrare il loro sogno. Chiara Ferri, classe 1985 e una laurea in Tecniche di allevamento animale ed educazione cinofila è una di questi. Insieme al suo Zeus, Golden Retriever di tre anni, si allena, studia, si aggiorna per essere al meglio delle sue potenzialità nel suo lavoro di educatrice cinofila.  .

Di cosa ti occupi nello specifico?

Mi sono laureata nel 2011 al corso triennale di tecniche di allevamento animale ed educazione cinofila all’università di Pisa. Anche se lì ho imparato molto sull’allevamento del cane e meno sull’educazione. Dopo la laurea ho preso il diploma di educatrice cinofila alla Siua (Scuola Interazione Uomo Animale ndr) una scuola più specifica proprio sull’educazione basata su un approccio più cognitivo zoo antropologico che si occupa della visione del cane come se questo avesse una mente. Ci occupiamo più del comportamento psicologico del cane lavorando molto sulle emozioni, sulla sua motivazione. Dietro, quindi, c’è anche una conoscenza della razza, ma se è un meticcio – l’unione di più razze insieme – si fanno dei profili pedagogici riferiti alla tipologia di cane che si ha.Chiara Ferri

Come nasce questa tu passione per l’educazione?

In realtà è legata a un episodio di quando avevo forse sette anni, accanto a me c’era un Husky che da subito ha avuto un legame molto stretto con me, mi è venuto addosso e io sono caduta. Sono corsa in auto per lo spavento, ma da quella volta ho sentito che dovevo capire perché il cane si era comportato così. Ho iniziato a leggere libri, ma nel corso degli studi mi ero un po’ allontanata da questo percorso fino a quando non ho deciso di lasciare biologia molecolare per iscrivermi a veterinaria. Il corso l’ho scoperto per caso.

Come si sviluppa il lavoro con i cani di cui ti occupi?

Principalmente si valuta la loro motivazione, se è molto elevata si cerca di ridimensionarla, disciplinandola. Su un cane come lui (ride accarezzando Zeus) cerco di lavorare sulla socialità perché sono cani molto socievoli, tendono a stare sempre con le persone, quindi instaurare delle interazioni. Spesso, però, capita che le persone non gradiscano, quindi tenti di mitigare, appunto, la sua socialità attraverso dei lavori mirati per diminuire questa motivazione tenendo però sempre presente quella principale. Si fa una valutazione iniziale per capire il suo carattere delineando poi un profilo pedagogico.

Ci sono pregiudizi sul lavoro che fai?

Mi sono accorta che molte persone non credono ancora in questo lavoro, sono più legati al vecchio tipo di addestramento, basato più sulla dominanza dell’uomo sul cane. Si tratta di una corrente di pensiero molto diversa rispetto alla nostra. Io sono della scuola di pensiero che sostiene un approccio cognitivo, quindi il cane ha una mente e noi lavoriamo sulle sue emozioni e motivazioni. Sicuramente è un percorso più lungo per raggiungere l’obiettivo, tutti i giorni devi lavorare su quel particolare tipo di motivazione per disciplinarla, però poi alla fine il risultato finale arriva.

Chiara Ferri

Quindi è fondamentale capire la mente del cane…

Sì, lavorando in questo modo, lavori sulla sua mente, quindi il cane capisce qual è il metodo migliore, cosa deve fare per raggiungere quell’obiettivo. È una cosa che gli resta, rimane più radicata, invece in altre metodologie basate più sulla dominanza può essere immediato il risultato, ma è possibile che più tardi si sviluppi la problematica anche peggiorando. Non risolvi il problema, è come un palliativo. Lui (indica Zeus seduto di fronte a noi) ora sta abbaiando perché vuole che io gli dia attenzione. Su di lui, infatti, sto lavorando molto sulla calma, deve capire che deve stare calmo, deve saper aspettare, allora poi gli darò attenzione, perché sono io che lo decido. Sono cose che raggiungi con il tempo e con la costanza.

I motivi per i quali i proprietari dei cani su rivolgono a te?  

Un po’ per tutto anche se principalmente per problemi di gestione del cane, quando il cane vuole troppe attenzioni e non sa come gestire lo stress. Spesso succede che il cliente ti chieda qualcosa che esula da quello che hai studiato, quindi devo cimentarmi nella mente del cane per capire di cosa lui ha veramente bisogno, per conquistarlo, ricalcarlo e riportarlo sulla retta via. Noi come scuola puntiamo a far trovare al cane l’arousal, un’attività emozionale, per farlo tornare allo stadio intermedio, solo così il cane può concentrarsi e poi lavorare. Il nostro lavoro si basa principalmente sul capire, ecco perché lo studio delle razze. Ogni razza ha un livello emozionale diverso. Da lì si lavora.

Chiara Ferri

C’è una razza con la quale è più semplice lavorare?      

No, non c’è. Diciamo che ci sono razze che conosciamo di più rispetto ad altre, questo sì. Ogni cane ha il suo tempo, la sua concentrazione. Tu devi riuscire a lavorare sul capire i suoi tempi e ciò di cui ha bisogno. Non esiste un cane che è più propenso a imparare e percepire meglio. Sta tutto nel conoscerlo e capirlo.

Progetti futuri?     

Sto cercando di prendere un campo tutto mio per organizzare tutte le attività. Intanto sto anche facendo la dog sitter, anche per capire sempre di più i cani, però sono un’educatrice prima di tutto.

Per info e richieste di educazione del vostro cane: 349/5100934 o visitate la pagina Facebook di Chiara.                               


 

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