La campagna #ImNoAngel di Lane Bryant

Contro il body shaming. Ma è davvero così?

Sono ormai due giorni e mezzo che il web è popolato dal video #ImNoAngel realizzato dal marchio di lingerie plus size Lane Bryant per promuovere l’accettazione del proprio corpo e una nuova linea di reggiseni chiamata “Candice”, con la partecipazione di modelle plus size come Ashley Graham, Marquita Pring, Candice Huffine, Victoria Lee, Justine Legault ed Elly Mayday.

Nel video in bianco e nero, le modelle indossano i completi della collezione, mostrando con orgoglio le loro curve e dicendo frasi come “quanto sarebbe noioso se fossimo tutte uguali?” e “conta solo come ti senti”.

La campagna è sottilmente ma non tanto velatamente collegata agli angeli di Victoria’s Secret, famose per la loro magrezza estrema e per la dieta da fame che adottano mesi prima dello show, quindi il video ha lo scopo di mostrare l’altro lato della medaglia, l’esatto opposto, di come ci si può sentire a proprio agio con le proprie curve definendo la propria idea di sexy e di come non ci si debba vergognare di qualche rotolino in più di ciccia, perché fa parte di noi stesse e non definisce la nostra persona come invece è di tendenza nel mondo della moda, dove l’aspetto estetico parla prima delle parole.

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Concetti forti e molto sensibili che non voglio approfondire troppo dato che non sono un’esperta, ma ciò che mi ha colpito è un aspetto che non viene mai preso in considerazione: che fine hanno fatto le taglie in mezzo tra la 36 e la 50? Quella 44/46 dal busto stretto, i fianchi larghi e il lato b pronunciato? Quella che ci fa diventare matte per trovare un paio di pantaloni che esaltino quei fianchi rotondi, ma che non ci insacchino nei nostri 165cm di altezza? Come possiamo sentirci rappresentate da delle bellissime modelle plus size dalle forme generose, ma alte 180cm?

Ora, questa potrà sembrare una polemica, ma in realtà approvo la creazione di queste campagne perché sono terreno fertile per dibattiti che sensibilizzano la questione taglie nel mondo della moda, ma quello che non accetto, invece, è il continuo rifiuto ad usare modelle più vicine a noi “comune mortali” che abbiamo a che fare con il body shaming ogni giorno e quindi vorremmo che queste campagne promuovessero modelle normali e con altezze non giunoniche. Modelle normopeso che potrebbero dire #ImAnAngelToo, per sottolineare che la taglia e il peso non definiscono nulla, che gli angeli di Victoria’s Secret sono modelle bellissime anche se magrissime, le modelle plus size con seni e fianchi generosi sono bellissime altrettanto e le ragazze normopeso con cellulite, busto asciutto e bacino formoso sono anche bellissime.

Senza nessuna distinzione, senza dire “io sono più bella di te”, queste campagne di sensibilizzazione dovrebbero operare così abbracciando tutto il range di fisici disponibili a cui il mercato della moda si rivolge quando deve vendere, in questo modo tutte ci sentiremmo rappresentate, tutte ci sentiremmo angeli, ci sentiremmo più confidenti con noi stesse, perché non guarderemmo più con invidia o disappunto quelle ragazze magrissime che sfilano come manichini sulle passerelle, ma diremmo che sono belle quanto noi. Queste campagne avrebbero una potenza incredibile su noi ragazze, invece sono progettate solamente per dividere e per puntare il dito.

Pensateci e provate a dire #ImAnAngelToo, come vi sentireste?

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